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Sentiano spesso dire che per fare quella cosa o quel provvedimento mancano i soldi. L’assurdo è che, anche quando ci sono i soldi non siamo in gradi di spenderli. E’ questa la realtà italiana che si sta profilando nel ponorama delle opere pubbliche previste dal PNRR. Sono ben 40 i miliardi in sospeso tra infrastrutture ferroviarie, tlc e progetti affidati ai comuni, almeno per i settori con maggiore ritardo. Nei report ministeriali sono decine le criticità e gli imprevisti a causa di: archeologia, compatibilità ambientale, paesaggio, interferenze, slittamenti vari. L’incapacità delle amministrazioni locali, provinciali e regionali di sfruttare le opportunità è abissale e si chiede al governo attuale, insediatosi da poco più di un mese di risolvere tutti i problemi accumulati in questi ultimi anni, per non dire una decina. Aspettiamo e poi alla distanza vediamo cosa saprà fare l’attuale direttivo nazionale. Qui non conta la fede politica, ma il fare che presuppone l’eliminazione di tutti i lacci e laccioli messi in atto da chi evidentemente in questi frangenti ci vede un proprio tonaconto, che non è solo economico, ma sicuramente politico.
Il monitoraggio messo in atto dal Governo per capire com’è la situazione è disarmante. Secondo il Sole 24 ore, ci sarebbero, in base a queste stime, almeno 40 miliardi di investimenti ad altissimo rischio sui 220 miliardi finanziati dal Pnrr e dal Fondo nazionale complementare. I report ministeriali di questi giorni sono pieni di criticità che se non risolte pongono il nostro paese di fronte a compromessi e considerazioni internazionali preoccupanti sulla nostra capacità reattiva di fronte alle difficoltà.
Il popolo non è bue e alla lunga sa valutare chi fa bene da chi fa male, da chi dimostra incapacità nel gestire la cosa pubblica e, alla fine, le conseguenze si vedono dai consensi avuti, o non avuti. Ora la soluzione va trovata nella comunità europea, per non perdere una grossa fetta di contributi che da soli servirebbero a risovere buona parte dei problemi dell’Italia e a modernizzare il nostro paese con una programmazione che guardi a un futuro di lunga scadenza e non solo per il domani.

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