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Ebbene! Di solito quello che la politica non riesce a fare, per inerzia o lentezza burocratica, lo fanno i privati, che nel nostro caso sono le case costruttrici. In realtà, qualcosa è stato creato: Gaia-X progetto europeo destinato alla creazione di un cloud federato. I principi di Gaia-X sono quelli di creare uno standard per l’operabilità dei dati nel settore autmotive in totale sicurezza.
In questo caso le case tedesche: Volkswagen, BMW e Mercedes hanno messo in piedi un consorzio, Catena-X che si rifà ai principi di Gaia-X, al quale guardano con vivo interesse le associazioni nazionali italiane e i produttori di componenti per l’automotive. La volontà dei tedeschi è quella di creare una sorta di piattaforma per lo scambio di informazioni tra operatori della filiera, che permetta di mantenere la proprietà del dato in capo a chi lo emette e che siano scambiabili con una codificazione uniforme.
Il presidente del Gruppo Componenti Anfia, Marco Stella sostiene che: «La cosa importante per le aziende italiane è salire sul treno che si è messo in moto. L’intera catena del valore automotive deve rispondere in maniera efficiente alle sfide della trasformazione digitale e della sostenibilità futura – sottolinea inoltre – ritengo che la nuova rete europea di partner, aperta a produttori e fornitori ma anche associazioni di concessionari e fornitori di apparecchiature, con lo scopo di creare uno standard uniforme per la condivisione delle informazioni e dei dati lungo tutta la filiera automobilistica, vada proprio in questo senso e debba essere sostenuta».
In effetti Brembo, importante eccellenza italiana, ha già deciso di aderire al consorzio. Roberto Vavassori, Chief Public Affairs & Institutional Relations Officer della società, spiega: «La cosa importante è adottare un sistema in grado di far dialogare le filiere in maniera sicura e interoperabile, a partire dagli Oem per arrivare ai Tier2, usando standard europei – e aggiunge – tutte le società possono entrare nel consorzio, sia le piccole che le grandi, gli italiani devono entrarci, altrimenti il rischio è che non arrivino più le forniture dai tedeschi». La Germania è il primo mercato per i componentisti italiani che nel 2019 hanno esportato per circa 5 miliardi, pari ad una quota superiore al 20% dell’export totale. Nella stragrande maggioranza dei casi l’Italia esporta componenti meccaniche ma c’è anche una quota, che vale mezzo miliardo, relativa ai motori.
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