Tempo di lettura 2 minuti

ASCOLTAMI

Inizia a farsi pesante la contestazione sul regolamento euro 7 messo a punto dalla commissione europea sulle ulteriori restrizioni delle emissioni dei veicoli alimentati a benzina e gasolio. Sono ora sette i paesi europei (Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria), olte l’Italia, contrari alla nuova norma Euro 7, che rappresentano il 49% della popolazione UE (per il sì del Consiglio ci vuole l’approvazione del 65%, oltre al 55% dei Paesi), ritenuta non realistica che rischia di avere effetti negativi sugli investimenti nel settore, già impegnato nella transizione verso l’elettrico. Ci sono una serie di rilievi tecnici sui nuovi limiti alle emissioni, che si concentrano soprattutto sulle attuali date di entrata in vigore dei nuovi obblighi, ovvero fine 2025 per auto e furgoni e fine 2027 per i veicoli pesanti. I limiti imposti dalla normativa Euro 7 riguardano automobili e veicoli commerciali leggeri fino a 200.000 chilometri e 10 anni di utilizzo e prevedono che si raddoppino i valori della norma Euro 6, con aumenti analoghi anche per autobus e camion. Infine, si introduce un requisito per i limiti di emissione del particolato da freni e gomme, anche per le auto elettriche ed una durata minima delle batterie installate.
Secondo le stime dei produttori, l’aumento dei costi alla produzione è di almeno 1000 euro a vettura, con rincari a catena anche per l’acquirente finale che raddoppia a 2mila euro.
Il dibattito è ancora aperto, ma sembra difficile che si possano ignorare istanze così nette e compatte, è quindi probabile che la commissione UE propenda per una slittamento di qualche anno dell’entrata in vigore del regolamento.

RIPRODUZIONE RISERVATA ®