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Come le buone idee vengono spesso vanificate dagli interessi di parte. Il mondo del lavoro e in particolare quello dell’automotive ha una necessità impellente di formare nuovi tecnici meccatronici per interventi sui veicoli sia a livello costruttivo che riparativo e manutentivo. I nuovi piani governativi hanno preventivato per i prossimi anni un percorso formativo dei giovani attraverso la collaborazione degli Its, alcuni atenei e quella delle imprese. Il Pnrr prevede per i prossimi 5 anni un finanziamento di 1,5 miliardi spalmati prevalentemente fra gli Its, già ritenuti insufficienti, ma le imprese si sentono escluse. Il testo del provvedimento è ritenuto poco chiaro e non coinvolgente le imprese tenuto conto che queste rappresentano il 45% delle fondazioni Its e il 91% delle sedi dove si svolgono gli stage del percorso formativo.
Eppure non sembrano considerate nel testo unitario; e non si incentivano le Pmi a partecipare agli Its “la previsione che per avviare una nuova fondazione Its sia necessaria soltanto una sola impresa non aiuta – e su questo tema non si fa riferimento alle associazioni datoriali o alle reti di imprese che invece garantirebbero il coinvolgimento del territorio”, sostiene Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano. Peraltro, l’accreditamento di nuove Fondazioni deve essere molto limitato e deve avvenire solo dove serve: «Abbiamo bisogno di più corsi Its e non più Fondazioni Its che drenino risorse», ha chiosato Brugnoli.
Come prevedibile quando c’è da spartirsi potere e risorse economiche si scatena la lotta per avere visibilità e parte delle risorse. Anche le regioni pare non siano molto soddisfatte dell’attuale normativa ritenendo il loro ruolo mortificato.
Si sottolinea che la formazione degli Its ad alto contenuto tecnologico non può assolutamernte fare a meno delle imprese e queste devono essere per numero e qualità sufficienti a coprire le esigenze territoriali e del mercato. Occorre, pertanto, che il testo sia calibrato non per soddisfare esigenze interne dei vari istituti e atenei se si vuole che il capitale, già esiguo, si disperda in molti rivoli, che servono poco alle esigenze di un mercato in rapida espansione tecnologica.