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L’Italia è il fanalino di coda nella vendita di auto elettriche, l’ultima statistica dice che solo il 3,6% del parco circolante è alimentato da energia elettrica contro il 77% della Norvegia e percentuali a due cifre per quasi tutti gli altri paesi. Sappiamo bene quali sono i motivi di quasta disaffezione, uno dei quali è sicuramente il costo elevato di questi veicoli rispetto ad analoghi con motorizzazioni endotermiche. Gli incentivi all’acquisto hanno sicuramente contribuito, ma non hanno colmato il gap. Lo stesso problema esiste anche per gli altri mercati, ma evidentemente il sostegno è stato più corposo. L’ultimo esempio l’abbiamo dagli Stati Uniti dove gli aiuti governativi all’acquisto e alla produzione, più altri correttivi, possono rendere i prezzi dei veicoli elettrici uguali a quelli a benzina e diesel già a partire dal 2023. Tutto ciò è dvuto anche grazie alla diminuzione dei costi delle materie prime (il litio è sceso del 20% da novembre e il cobalto da maggio si è dimezzato), il che ha anticipato di 3-5 anni la prevista fine del divario esistente a fine 2022.
La corsa al ribasso del prezzo sembra aver contagiato un pò tutti i maggiori costruttori che vedono negli incentivi statali un mezzo comodo per compensare i costi.