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Avete letto bene! il titolo non è sbagliato, si tratta proprio dell’industria 5.0. Non abbiamo ancora finito di sviluppare quella 4.0 che già stiamo andando oltre. Si! ma oltre dove?
Secondo la Commissione Europea che ha presentato lo scorso gennaio un documento dedicato “Industry 5.0: verso una industria europea sostenibile, humancentric e resiliente”.
L’attenzione passa dal valore per gli azionisti a quello degli stakeholder e mette il benessere del lavoratore al centro del processo di produzione e usa le nuove tecnologie per fornire prosperità oltre i posti di lavoro e la crescita, rispettando i limiti di produzione del pianeta.Macchine, elettricità, computer, internet… è l’Industria 5.0. Dopo la prima rivoluzione industriale e le altre che si sono susseguite, si sta già prefigurando la prossima era che, in teoria, promette benefici sia ai lavoratori che alle imprese. “Rendere l’Industria 5.0 una realtà non è solo una cosa bella da fare. Le industrie devono adattarsi, evolversi e abbracciare la transizione verde e digitale per continuare ad essere competitivi e rimanere motori di prosperità”, viene così descritta.
Ma in realtà cosa definisce l’Industria 5.0? Quali potranno essere i benefici attesi? Quali le sue caratteristiche?
C’è chi la definisce come la ri-umanizzazione della corsa all’automazione. Chi, invece, pensa che Industria 5.0 riguardi le persone che lavorano insieme a robot e macchine intelligenti, che aiutano gli esseri umani a lavorare meglio e più velocemente sfruttando tecnologie avanzate come l’Internet of Things e i big data, aggiungendo un “tocco” umano ai pilastri dell’Industria 4.0 di automazione ed efficienza.
Altri sintetizzano gli effetti sostenendo che l’Industria 5.0 di baserà su tre pilastri: connettività, conoscenza e rilevamento intelligente. Per l’Unione Europea, la versione 5.0 completa il paradigma di Industry 4.0, evidenziando la ricerca e l’innovazione come motori per una transizione verso un’industria europea sostenibile, centrata sull’uomo e resiliente.
La Commissione UE nello studio dedicato mette al centro concetti come approccio human-centric, sostenibilità e resilienza, per evidenziare che la tecnologia deve essere impiegata per adattare il processo di produzione alle esigenze del lavoratore, senza interferire con diritti fondamentali quali privacy, autonomia e dignità umana. Per quanto riguarda la sostenibilità, un forte accento è quello legato alla economia circolare e all’efficienza energetica, in sostanza, a misura d’uomo, mentre la resilienza si riferisce alla necessità di sviluppare un più alto grado di robustezza nella produzione industriale, armandola meglio contro le interruzioni e assicurandosi che possa fornire e sostenere infrastrutture critiche in tempi di crisi.

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