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Su statistiche del Ministero dello Sviluppo Economico gli impianti di distibuzione dei carburanti in Italia a novembre del 2021 sono 22.654, di cui 505 autostradali. Sono tanti? Sono pochi? Difficile dare una risposta, una cosa è certa che fare una media in base al parco circolante italiano sarebbe un errore. Infatti, tenuto conto dei veicoli circolanti sul territorio nazionale, che ammontano a circa 40milioni, la suddivisione sarebbe di  1766 veicoli a distributore, ma questa è la classica media di Trilussa, che vorrebbe due polli a disposizione per due persone in modo che ne mangino uno a testa, quando in realtà uno li mangia tutti e due laciando l’altro a bocca asciutta. La realtà italiana è particolare: Il nostro Paese è lungo e stretto, circondato dal mare e contraddistinto da una spina dorsale fatta di montagne, colline, valli, in un territorio così disomogeneo è evidente che trova giustificazione la presenta di impianti di distribuzione carburanti di media e piccola dimensione a carattere locale, con gestione famigliare. Si tratta di un servizio che difficilmente potrebbe essere effettuato da grandi società di distribuzione che si concentrano lungo le principali direttrici ad alta densità di traffico stradale. Per analogia, possiamo paragonare la situazione dei distibutori di carburante alla ricarica delle auto elettriche. Se pensiamo che sia sufficiente dotare gli impianti principali di un numero elevato di colonnine, rischiamo di commettere un grave errore per lo sviluppo di questo genere di veicoli. La capillarità nel nostro Paese fa la differenza e questa va programmata, tenuto conto delle realtà locali, se si vuole avere uno sviluppo più omogeneo, contribuire alla riduzione delle emissioni da CO2 e migliorare la qualità dell’aria.

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