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Tutte le notizie che giungono dalla Cina, la virulenza del “Corona Virus”, l’isolamento e la messa in quarantena di chi è sospettato di aver contratto il virus, mi fanno venire in mente la “Peste” che ha colpito la popolazione a più riprese nel lontano medioevo. Le caratteristiche dell’attuale epidemia, o quanto meno i sintomi e le reazioni, sembrano la fotocopia in chiave moderna di quello che avveniva con la peste 500 anni fa. I lazzaretti sono stati sostituiti da reparti speciali di isolamento negli ospedali, gli operatori sanitari si proteggono con tute e maschere integrali, tanto da apparire come astronauti e per analogia assomigliano ai medici del ‘400, ‘500 e ‘600 che non sapendo come meglio affrontare il “morbo” si proteggevano con palandrane dalla testa ai piedi e maschere con all’interno spezie e aromi vari che secondo le credenze dell’epoca dovevano tenere lontano il morbo.
In questo fosco panorama mancano gli “untori”, in realtà anche questi si sono modificati nelle persone che vivono nella società e che ignare di aver contratto il virus lo diffondono.
C’è una morale in tutto ciò? Io ritengo di si! Per quanto faccia il genere umano, per quanto la tecnologia e la medicina possano progredire non riusciranno mai a controllare la vita che, nel bene o nel male, si svolge sul nostro pianeta. Ne riusciranno mai a rendere sterile il pianeta, ne tenere il genere umano immune dalla molteplicità degli attacchi che la natura e l’ambiente sono in grado di creare. Nulla ovviamente ha a che vedere con la  o le religioni, che ritenevano la peste una sorta di punizione divina e che per combatterla erano sufficienti preghiere, suffragi e penitenze.
Oggi siamo certamente molto più evoluti, ma alla fine siamo in balia di pandemie come quelle della peste di 500 anni fa.
Il riflesso di tutto ciò ricade inevitabilmente sull’economia, in particolare sui consumi del mercato cinese che al di la dei proclami durerà più di quello che è stato previsto. Poi, come sempre, ci sarà una ripresa “virulenta” e noi dovremo essere pronti a cavalcarla. Per cui occhio ai segnali di fine epidemia.