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Ha lasciato perplessi la notizia di Confagricoltura Treviso rilasciata alla radio del Sole 24ore che nella zona del vino prosecco mancano circa 100.000 lavoratori. Premesso che per la conformazione dei terreni la raccolta dell’uva viene effettuata prevalentemente manuale, la mancanza di mano d’opera rischia di compromettere la raccolta dell’uva di questa stagione. Molti raccoglitori vengono assunti attraverso contatti diretti dall’estero, in particolare dall’Est Europa, e agenzie interinali che propongono contratti a termine. Ma come l’Italia che cerca di occupare persone di preparazine generica, lavoratori precari, si debba rivolgere all’estero per trovare la forza lavoro necessaria. Mi viene in mente il mio povero papà, che era costretto negli anni del dopoguerra a migrare in Francia per la raccolta delle barbabietole da zucchero, oppure mia mamma che per un decennio ha fatto la “mondina” stagionale nel vercellese con tutti il disagi che i tempi richiedevano. Tempi passati, certo! dove la fame e la povertà strutturale del Paese (chiamate zone depresse) costringeva tanti  a trovarsi qualche cosa da fare o affidarsi a organizzazioni che ti spedivano in paesi dove era carente la mano d’opera. Siamo diventati ricchi o “molli”, sicuramente ci sarà gente che ha bisogno di guadagnare anche da noi, facciomoli lavorare. I sussidi servono per un periodo breve in emergenza, non come sostituti per la sopravvivenza perpetua, o quasi. Il lavoro nobilità solo chi lo viuole veramente fare, il resto è parassitismo.