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La decisione del Parlamento Europeo di confermare l’abbandono delle motorizzazioni endotermiche dal 2035 non dovrebbe destare tutte le proeccupazioni che stanno animando alcuni paesi d’Europa in primis l’Italia. In fin dei conti non è una decisione nuova, ma una conferma di deliberazioni non certo recenti. Le organizzazioni che difendono l’industria manufatturiera dell’automotive contestano il poco tempo a disposizione per la transizione, ma quasi tredici anni sono considerati pochi? In un tempo in cui ogni settimana o mese registriamo novità tecnologiche in tutti i campi del sapere: dall’informatica, all’industria, alla chimica, alla medicina, solo per citarne alcuni. Quella che invece dovrebbe essere la battaglia, se così la possiamo definire, è che non si può buttare alle ortiche una cultura quasi centenaria di innovazioni tecniche che fanno la differenza tra i paesi occidentali e la Cina, maggiore detentore di processi orientati alla mobilità elettrica. Questo si che è un favore, tantè che il mercato cinese questa opportunità non se l’è lasciata scappare. Infatti non passa settimana che viene annunciata la vendita di modelli di auto cinesi in europa attraverso società affiliate nei vari paesi. Questo però succede perchè il mercato dell’auto è sbilanciato a favore di quello cinese, anche e soprattutto nei prezzi.
Siamo alle solite, vi ricordate quando un po’ di anni fa abbiamo assistito all’invasione dei prodotti cinesi sui nostri mercati, molti clonati, a prezzi decisamente inferiori? Ebbene, molti ne hanno fatto le spese, ma molti altri hanno capito che dovevano lavorare sulla qualità e non sulla quantità, che i servizi potevano fare la differenza. Oggi il prodotto Italiano è riconosciuto e ricercato proprio per questo: qualità, innovazione e anche se costa di più il consumatore lo preferisce capendone il valore intrinseco. 
Pochi hanno raggiunto la tecnologia che il nostro Paese possiede e questa si basa prevalentemente sulla manifattura, sulla meccanica, sulla precisione, sulla ricerca e sulla qualità dei materiali e, tutto ciò lo volete buttare alle ortiche? Personalmente penso proprio che nei tredici anni che abbiamo a disposizione per la transizione ne vedremo ancora delle belle. Una cosa sarebbe opportuna, mantenere il “doppio canale”, magari quello endotermico con regole meno restrittive e con innovazioni tecnologiche che la ricerca sta portando avanti per avvicinarsi alle restrizioni volute dall’Europa. Altrimenti… facciamo solo un grande assist alla Cina. C’è un dilemma che mi assilla, non è che per caso, alcuni paesi d’Europa non riuscendo a raggiungere l’uva sostengono che tanto è inutile perchè è acerba e, in questo, creano più difficoltà a chi invece è in grado di cogliere l’uva matura, ambita da tutti i consumatori.? Mah!

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