Il Giro d’Italia ha riacceso gli entusiasmi per la bicicletta. Mi ricordo che da bambino nel paese dove sono nato, nel basso veneto, quando passava per lo stradone che attraversava il paese il giro d’italia, tutti i paesani erano assiepati al bordo della strada. Noi bambini elettrizzati da quella festa, in un’epoca che di svaghi e divertimenti ce n’erano pochi, aspettavamo con ansia il passaggio dei corridorri perchè sapevamo che dalle macchine del seguito venivano lanciate a caso manciate di caramelle. Si scatenava così la gara per vedere chi riusciva a raccoglierne la maggior parte. Tempi poveri, bastava poco per renderci felici. Oggi il Museo Nicolis di Villafranca di Verona, a pochi chilometri da dove termina il Giro (Verona), ci offre uno spaccato sulla storia della bicicletta, partendo dalla rarissima Draisina, l’antenata della bicicletta, e con altri 110 esemplari d’epoca. Si tratta dell’oggetto più vicino alla nostra bicicletta: un veicolo in legno, a due ruote con lo sterzo, ma senza pedali, costruito nel 1816, per il trasporto personale dall’aristocratico tedesco Karl Christian Ludwig Drais von Sauerbrohn. Il vero salto di qualità, che consacra definitivamente le due ruote come mezzo di trasporto, è siglato infatti da due artigiani francesi, i Michaux, padre e figlio, passati alla storia per aver applicato per primi i pedali al biciclo. L’innovazione imprime una formidabile accelerazione al processo tecnologico e consente di realizzare le prime Michaudine, originariamente in legno e, successivamente, sostituite da mezzi realizzati in ferro forgiato.
Il Museo Nicolis espone più di cento bici, dalle origini a quelle appartenute ai grandi campioni come: la Coppi Special del 1955, pezzo di straordinaria rarità, la Bianchi Modello Tour de France del 1949 o la Legnano del 1948 in ricordo di Gino Bartali, sono solo alcune testimonianze che introducono alla scoperta di una delle più complete collezioni del Mondo. Ovviamente il museo non si limita ad esporre biciclette, i visitatori potranno ammirare inoltre centinaia di auto e motociclette storiche, strumenti musicali, macchine fotografiche e per scrivere, oggetti incredibili dell’ingegno umano.
Per chi non l’ha mai visto, vale la pena approfittarne, giro d’Italia o meno.
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