Le varie associazioni in difesa del clima e delle emissioni di gas serra: Legambiente, WWF Italia, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Cittadini per l’aria, ricorrono al TAR contro gli incentivi a combustione e lanciano al Governo italiano proclami e proposte per un abbandono immediato dei consumi di carburanti fossili nei trasporti. La protesta, con ricorso al TAR, verte sul “Riconoscimento degli incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti” per gli anni 2022, 2023 e 2024, che comprendono, in parte, anche quelli relativi ai veicoli con motorizzazioni endotermiche a basse emissioni. L’analisi delle associazioni parla di completo fallimento sull’utilizzo degli incentivi, dal punto di vista economico, sociale e ambientale, se rapportato agli altri paesi, in particolare la Germania.
Greenpeace motiva la sua decisione con un post che raffronta la sitauazione in Germania con il nostro paese, mettendo in evidenza che in Germania i due terzi delle auto nuove sono state acquistate dalle imprese o dalle società di noleggio o di sharing, senza indebitare le famiglie. Da noi è avvenuto il contrario.
In questa analisi, occorre sottolineare le diversità dei due paesi, anche con il resto d’Europa. La visione ambientalista non si può focalizzare solo sul risparmio energetico e quello climatico, colpendo il settore dei trasporti con provvedimenti che, almeno per alcuni, lasciano il tempo che trovano, inserendosi in un’organizzazione economica, finanziaria e del lavoro, alquanto complessa che deve fare i conti con il sistema produttivo attuale e i posti di lavoro. Non possiamo dimenticare che il nostro Paese è uno dei maggiori produttori per l’automotive di componenti e aftermarket, oltre a un poderoso e capillare settore della manutenzione e riparazione dei veicoli, che utilizza ancora metodi tradizionali. Tutto ciò comporta iniziative in linea per non stravolgere l’intero sistema, ma occorre un accompagnamento graduale verso il traguardo prefissato. A questo serve la transizione ecologica e tecnica.
RIPRODUZIONE RISERVATA ®