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La luce può sanificare un ambiente? La risposta è positiva e in alcuni ospedali (Spagna) si sta già effettuando con risultati interessanti. Da tempo si conosce il potere antibatterico e antivirale della luce ultravioletta. Nello spettro elettromagnetico, l’ultravioletto (UV), lunghezze d’onda tra i 100 e i 400 nanometri, è stato suddiviso in tre bande: UV-A (320-400 nm); UV-B (280-320 nm) e UV-C (100-280 nm) che hanno reazioni diverse sugli organismi viventi. Se avete avuto modo di andare dal dentista vi sarà capitato di vedere una sorta di scatola trasparente, che emana luce azzurra, con all’interno gli strumenti adoperati dal dentista in fase di sterilizzazione; questi sono i Raggi UV-C.Nel 1929, i primi esperimenti evidenziarono la capacità antibatterica degli ultravioletti, UV-C. L’assorbimento di fotoni in questa lunghezza d’onda causava la morte della cellula batterica. Con l’andare del tempo si è confermato che l’assorbimento sufficiente di fotoni di luce UV-C da parte del DNA o dell’RNA dei micro-organismi ne causava una distruzione, per reazione fotochimica, rendendoli quindi inattivi. Possono gli UV-C prevenire la trasmissione del COVID-19? Tutti i batteri e virus testati fino a oggi (diverse centinaia nel corso degli anni), comprendendo altri coronavirus che rispondono alla disinfezione degli UV-C inattivandoli e almeno due parenti prossimi del virus COVID-19: SARSCoV-1 (causa della SARS) e MERS-CoV (responsabile della Sindrome Respiratoria medio-orientale). Le lampade a mercurio, oggi ampiamente utilizzate nei sistemi di disinfezione, sono rimpiazzate dai LED UVC. Alcuni ospedali hanno iniziato a utilizzare la luce UVGI (Ultraviolet germicidal irradiation) come metodo di sterilizzazione e sanificazione degli ambienti e delle superfici delle stanze di malati affetti di Covid-19 in appena 5 minuti. I dispositivi a Raggi UV vanno utilizzati con accortezza e solamente su elementi inorganici.