Che l’attuale sistema sanitario adottato soprattutto in occidente in tema di contrasto alla pandemia da Covid-19 destasse parecchie perplessità, non è una novità. La somministrazione di vaccini non tradizionali basati su m-RNA messi in “commercio” dalla maggiori case farmaceutiche ha rappresentato un business colossale proprio e per tutto l’indotto: dalla ricerca alla produzione, al trasporto, alla somministrazione, senza contare tutti i dispositivi di protezione, prima enfatizzati (e obbligati), poi demonizzati e sostituiti. In tutto ciò baipassando quelli che sono – o possono essere – gli effetti collaterali creati da questi tipi di vaccino. Era prevedibile lo scetticismo con i quali sono stati accolti e in qualche caso osteggiati; tant’è che i governi, in primis quello italiano, hanno dovuto ricorrere a forme coercitive per riuscire a “obbligare” i vari strati della popolazione a vaccinarsi sostenendo che farlo era nel rispetto, se non per la propria, per la salute altrui. Gli “scienziati”, spesso divisi fra loro, hanno sostenuto le tesi politiche cercando di tranquillizzare la popolazione che questo tipo di vaccini (qualcuno tolto dalla circolazione a causa degli effetti collaterali) era sicuro. Sono bastate alcune considerazioni logiche e pratiche per dimostrare che quanto preventivato circa gli effetti sulla salute fosse alquanto aleatorio. Oggi stiamo assitendo a una svolta di pareri che sostengono l’esatto contrario di quanto affermato qualche mese fa e la liberalizzazione delle misure ritenute non più necessarie. La prima considerazione che viene spontanea è relativa al pressapochismo che hanno dimostrato gli “esperti” su questo tipo di malattia rispetto all’informazione scientifica. Noi non siamo esperti in materia e ci guardiamo bene di dare giudizi sulle decisioni sanitarie, ma avendo vissuto una vita di sani e naturali principi, abbiamo seguito (a forza) le indicazioni pagandone anche lo scotto di qualche effetto collaterale, ma siamo rimasti fermamente convinti che buona parte di quanto è stato fatto è stato indotto dalla politica, al business e all’informazione insufficiente verso i quali il sistema sanitario non ha fatto altro che adeguarsi senza avere la forza di opporsi.
Oggi scopriamo, ma non era una novità, che esistono soluzioni più pragmatiche, facili nella conservazione e nell’utilizzo e – dulcis in fundo – senza effetti collaterali e, guarda caso, anche più efficaci con uno spettro più ampio dei vaccini a cui siamo stati sottoposti, oltretutto ad un costo di circa un quarto di quelli utilizzati in occidente.
La notizia è sicuramente degna di fede, ma soprattutto frutto del lavoro di ricerca di un’italiana che vive e lavora negli Stati Uniti. Maria Elena Bottazzi, genovese di nascita, figlia di un diplomatico dell’Honduras, specializzata in immunologia molecolare e patologia sperimentale, con interesse primario verso i vaccini, la loro creazione e la loro efficacia. Da diversi anni è preside associato della National School of Tropical Medicine del Baylor College of Medicine e co-dirige il Texas Children’s Hospital Center for Vaccine (USA). Assieme a Peter Hotez, con l’arrivo della pandemia da Covid-19 si sono impegnati nel tentativo di realizzare un vaccino anti-Covid che potesse essere accessibile non solo alla metà fortunata del mondo, ma anche e soprattutto a quella più sfortunata. Partendo dal processo utilizzato in tutto il mondo per ottenere il vaccino contro l’Epatite B e… ci sono riusciti!
Il vaccino si chiama CORBEVAX™ che utilizza una tecnologia tradizionale a base di proteine ricombinanti che ne consentirà la produzione su larga scala, rendendola ampiamente accessibile per l’inoculazione alla popolazione globale. Può essere prodotto su una scala larghissima, perché la tecnologia, le fabbriche e il know-how necessari sono già a disposizione dappertutto.
La ricercatrice ha dichiarato. “E’ un vaccino contro il COVID-19 del mondo – ed ha precisato – “I vaccini a base di proteine sono stati ampiamente utilizzati per prevenire molte altre malattie, hanno dimostrato record di sicurezza e utilizzano economie di scala per ottenere una scalabilità a basso costo in tutto il mondo”
Il CORBEVAX™ dopo aver completato due studi clinici di Fase III che hanno coinvolto più di 3000 soggetti è risultato sicuro, ben tollerato e immunogeno.
Questi sommariamente i risultati:
- Ha dimostrato una risposta immunitaria superiore rispetto al vaccino COVISHIELD™ (India) quando è stato valutato per i titoli medi geometrici (GMT) degli anticorpi neutralizzanti (nAb) contro il ceppo Ancestral-Wuhan e la variante Delta dominante a livello globale. La vaccinazione CORBEVAX™ ha anche generato una risposta immunitaria cellulare distorta Th1 significativa.
- contro il ceppo Ancestral-Wuhan presenta un’efficacia superiore al 90% per la prevenzione delle infezioni sintomatiche sulla base della valutazione dei correlati di protezione eseguita durante gli studi di Fase III sui vaccini Moderna e Astra-Zeneca.
- contro il ceppo Delta indica un’efficacia del vaccino >80% per la prevenzione delle infezioni sintomatiche sulla base di studi pubblicati.
- Sebbene nessuno dei soggetti che hanno assunto CORBEVAX™ o COVISHIELD™ abbia avuto eventi avversi gravi, CORBEVAX™ ha avuto il 50% in meno di eventi avversi rispetto a COVISHIELDT™
- Nel monitoraggio continuo degli studi di fase II, CORBEVAX™ ha mostrato un’elevata persistenza della risposta immunitaria, come indicato da un calo di nAb GMT 30% fino alla seconda dose di 6 mesi rispetto al calo 80% osservato con la maggior parte dei vaccini.
Lo sviluppo di questo vaccino reso possibile da molti generosi donatori, non è stato brevettato (volutamente) e non frutterà ai suoi inventori alcun introito. Tutti gli studi e i processi sono stati pubblicati e resi liberamente fruibili.
Non per nulla la ricercatrice assieme al suo collega sono stati candidati al Premio Nobel per la Pace.