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Il governo italiano negli ultimi incontri con Stellantis, resosi conto che l’accordo con il gruppo Peugeot non rappresenta la parità nelle condizioni operative, sta cercando di riequilibrare la situazione prospettando la possibilità di entrare nell’azionariato alla pari di quello fancese. Questa sarebbe una voce in aggiunta per l’Italia sicuramente più qualificata a livello politico, per permettere iniziative produttive anche sul territorio italiano. Stellantis, invece di aderire all’aumento della produzione in Italia, prospettata e voluta dal governo entro il 2018, minaccia la chiusura di due importanti stabilimenti, quello di Cassino e Pomigliano, se non vengono stanziati incentivi appropriati all’acquisto dei veicoli elettrici. Condizioni che abbiamo già vissuto in passato e che spesso drogano il mercato delll’auto e lo mettono in crisi quando gli incentivi finiscono. Tutto cià dovrebbe servire a contrastare la concorenza cinese i cui veicoli vengono venduti al 30-40 per cento in meno.
Il ministro Adolfo Urso, non ci sta e chiede che la situazione diventi paritaria, così com’è, non lo è. Gli accordi di partnership allacciatti da Stellantis con varie imprese prevalentemente cinesi hanno privilegiato le produzioni in  molti paesi, anche fuori UE, e all’Italia sono rimaste le briciole o solo intenzioni. Gli incentivi sono stati erogati anche in passato e l’80% è andato a veicoli stellantis prodotti fuori dall’Italia.
La questione per il governo è aperta a ogni soluzione, anche di indirizzare gli incentivi, che dovrebbero partire dalla metà di marzo, verso altre produzioni di veicoli, maggiormente performanti.

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