Pareva che l’area giapponese fosse fuori dalla débâcle dei mercati, invece registriamo che i mancati utili operativi di Honda sono stimati in 59% per il 2025. La mancata fusione con Nissan ha messo in evidenza l’inadeguatezza delle attuali strategie che hanno fatto grande il settore dell’automotive giapponese negli anni passati e che oggi si ritrova ingessato, incapace di affrontare le sfide che i mercati internazionali richiedono.
In realtà dobbiamo registrare, per alcuni marchi giapponesi, che il processo di rinnovamento è in corso, probabilmente non acora completato, ma questa caratteristica potrebbe rappresentare un vantaggio anzichè una penalizzazione. Come, per esempio, l’ibridazione dei veicoli e la strumentazione ancora in parte analogica. Ottima la prima e classica la seconda, che per alcuni potrebbe invece rappresentare una sicurezza e una prerogativa di efficienza che vuole non si lasci nulla di quello che è valido per il nuovo.
La stessa Nissan ha dovuto registrare mancati utili operativi, pressochè azzerati, che hanno fatto programmare la chiusura di 7 stabilimenti su 17 con il taglio di 20mila posti di lavoro, bloccando lo sviluppo di alcuni modelli.
Inoltre, i dazi USA penalizzano ulteriormente il mercato per circa 3,1 miliardi di dollari.
I dazi USA hanno inevitabilmente penalizzato anche il mercato di Toyota, per circa 1,3 miliardi di dollari.
Unico dato positivo per il mercato giapponese è stata la vendita dei veicoli ibridi elettrici.
Se l’Europa non ride, anche il mercato giapponese non giorisce, ma è solo questione di tempo, ciascuno sta mettendo in campo strategie, tecnologie e migliore organizzazione industriale, ma per vederne gli effetti occorrerà ancora parecchio tempo.
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