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Del piano Transizione 5.0 ne sentiamo parlare già da un  po’ di tempo, ma cosa vuol dire Transizione 5.0 e quali benefici offre a chi la applica. Sono questi i quesiti che molti si pongono in attesa che il decreto  venga definitivamente approvato e reso operativo.
Se ci riferiamo ai provvedimenti e alle agevolazioni messe in campo dal Governo a supporto dell’industria, la vera è propria rivoluzione vi è stata con l’industria 4.0, un processo che ha portato  la produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa, sviluppata su quattro direttrici: utilizzo dei dati (big data, ecc.), analisi, interazione tra uomo e macchina, passaggio dal digitale al “reale”.
Nel settembre del 2016 fu lanciato il Piano Nazionale Industria 4.0 che, nel solo 2017 – primo anno di operatività del Piano stesso – distribuì 13 miliardi di incentivi fiscali e 10 di investimenti alle imprese che adottarono le tecnologie digitali abilitanti l’industria 4.0.
Sette anni più tardi il mondo delle attività produttive e gli studiosi dell’innovazione e dei suoi risvolti sociali, rivolgono l’attenzione a un nuovo step di questi processi: il piano di Transizione 5.0, un nuovo paradigma produttivo che integra l’automazione avanzata, la collaborazione uomo-macchina e la sostenibilità. Una serie di sfide per la salute e la sicurezza, in relazione all’uso di sistemi basati sull’intelligenza artificiale, sul posto di lavoro. Insomma, un’evoluzione dell’Industria 4.0. In sostanza, è l’organizzazione del lavoro che cambia: digitalizzazione, intelligenza artificiale e salute, rivolgono la loro attenzione ai nuovi modelli organizzativi dell’impresa digitalizzata.
A tal proposito occorre fare una precisazione, secondo i dati Unioncamere, meno del 10% delle imprese italiane utilizza l’IA. Stando all’Osservatorio del Politecnico di Milano, il 39% delle Pmi ha un’approccio troppo «timido», mentre il 16% è ancora «scettico» sulla digitalizzazione. Un  sondaggio della Fondazione Pensiero Solido in collaborazione con YouTrend ha evidenziato che il 61% degli italiani non si sente preparato di fronte all’intelligenza artificiale. Per contro, negli Stati Uniti abbiamo il 50% dei lavoratori dipendenti che utilizza l’intelligenza artificiale.
Nessuno dubita che l’intelligenza artificiale sarà sempre più presente. Non solo l’IA generativa ma anche quella deduttiva, seguendo lo schema: immagini, testo, audio, per giungere a specifiche conclusioni logiche sulla base di precise osservazioni per risolvere un problema.

Ma cosè in sostanza il piano di Transizione 5.0?
Transizione 5.0 è dotato di risorse pari a 6,3 miliardi di euro, di cui però solo 3,78 miliardi di euro per i beni strumentali e 630 milioni per la formazione. Il resto (1,89 miliardi di euro) va per l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia prodotta da fonti rinnovabili. I 4,4 miliardi di euro effettivamente disponibili per progetti che includono l’innovazione digitale vanno inoltre suddivisi per i due anni di durata del programma.
Se il digitale produce maggiore efficienza dei processi produttivi è giusto che ci siano anche quelle di performance energetica. In ogni caso, guardando alla formazione, ingrediente essenziale della rivoluzione basata sull’IA, è del tutto evidente che le due transizioni presuppongano competenze differenziate, seppur indissolubili l’una dall’altra.