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«La domanda di mobilità è in costante crescita e non arriveremo alla neutralità carbonica nel 2050 se non mettiamo in campo subito tutte le soluzioni possibili per la decarbonizzazione, coprendo l’intera catena del valore. I biocarburanti sono già disponibili, utilizzabili in tutti gli Euro 5 e 6 del trasporto pesante, sono una risposta concreta anche per i vettori marittimi, aerei e ferroviari, e abbattono dal 60 al 90% le emissioni rispetto alla fonte minerale. Noi già oggi produciamo 1,65 milioni di tonnellate l’anno di biofuel, tra Marghera, Gela e la joint venture in Louisiana; una quantità che raddoppieremo entro il 2025, superando i 3 milioni di tonnellate, per arrivare a 5 milioni nel 2030». Sono queste le parole rilasciate dal ceo Stefano Ballista, di Enilive Eni Sustenaible Mobility (la niuco di Eni dedicata a bioraffinazione e smart mobility) in occasione dell’incontro organizzato a Ravenna sulla mobilità sostenibile.
Un fronte, quello dei biocarburanti, e in particolare di Hvo, l’olio vegetale idrogenato in purezza, già in vendita in 600 stazioni Eni, dove il cane a sei zampe sta replicando la strategia di Enrico Mattei di coinvolgere la filiera a monte in Paesi africani e condividere il valore aggiunto in un gioco uin, uin per tutti: «Se per alimentare la bioraffinazione utilizzassimo l’1% dei terreni degradati del mondo, dove non si possono coltivare prodotti per l’alimentazione, piantando semi oleosi, potremmo produrre 85 milioni di tonnellate di biocarburanti ogni anno, rigenerando la terra e ricavando fertilizzanti e mangimi dai sottoprodotti della spremitura», spiega Luigi Ciarrocchi, direttore C cus, Forestry & Agro Fidstock Eni, che ha avviato la sperimentazione nel 2021 in Kenya dove oggi dà lavoro a 50mila agricoltori. In Italia è la partnership siglata due anni fa con Bonifiche Ferraresi a guidare lo sviluppo di materie prime sostenibili per le bioraffinerie: «L’agricoltura è un alleato naturale e paritetico dell’industria. L’Agea ha denunciato pochi giorni fa l’abbandono di 3,5 milioni di ettari di terreni in Italia, si possono recuperare per i biocarburanti garantendo così l’assetto idrogeologico e il recupero di capitale fondiario», rimarca Federico Vecchioni, ceo di B F, che in modo indiretto controlla oltre il 40% degli ettari utilizzati nel Paese.