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Eravamo convinti che dopo le varie prese di posizione di alcune  associazioni degli imprenditori della meccanica legati alla filiera dell’auto, i post chiarificatori emanati da organi più o meno ufficiali, (compreso il nostro blog), non fosse più necessario tornare in argomento, almeno non così presto. Riscontriamo, invece, che le varie associazioni dei costruttori regionali, provinciali, ecc. continuano nella loro sterile protesta contro le decisioni europee che vedono la dismissione dei motori endotermici entro il 2035 che (secondo loro) penalizzano l’attuale filiera dell’auto. Ribadiamo che la protesta è sterile, e lo sosteniamo conforza per il fatto che anche i maggiori costruttori di autoveicoli (anche i più scettici) si sono ormai convertiti “all’elettrico” investendo decine e decine di miliardi di euro nella predisposizione di piattaforme esclusivamente dedicate a costruire auto con questa nuova tecnologia. Alcuni addirittura hanno dichiarato che anticiperanno i tempi previsti (2030). Il tempo della transizione tecnologica stabilito dalla Commissione UE è ormai ritenuto più che sufficiente (17 anni….), affinchè tutto il comparto possa gradualmente passare (ma  non dismettere) da una tecnologia all’altra. Nessuno ha la pretesa che il passaggio sia facile ed economicamente sostenibile, ma questa è la strada da percorrere e chi non ci riesce è costretto prima, ma sicuramente dopo a chiudere. Questo si che sarebbe un dramma. Per contro dobbiamo dare atto che molti imprenditori (avveduti) hanno già imboccato la strada delle nuove esigenze tecnologiche, molti altri lo stanno facendo, anche riconvertendo (nel limite del possibile) le piattaforme esistenti. E’ altresi evidente che chi produce componenti di meccanica o ausiliari alle motorizzazioni endotermiche nel momento che il mercato europeo e internazionale ne richiede sempre meno, per evidenti motivi di riconversione elettrica dei loro prodotti, insistere nel dire che “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!“, lascia il tempo che trova, anzi e fuori tempo. Si aiutino invece le imprese che vogliono cambiare verso una riconversione intelligente non solo nelle strutture e nelle attrezzature, ma anche sul personale al fine di riqualificarlo alle nuove esigenze. Questa si è cosa buona e giusta, anche se costa un pò più di fatica. 

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